Farewell – Francesco Guccini

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Parnassius Guccinii (1993) è il sedicesimo album di Francesco Guccini e La canzone Farewell è dedicata alla compagna Angela, la madre di sua figlia Teresa, con cui si era appena lasciato; viene citata, alla fine della terza strofa, un brano di Farewell Angelina di Bob Dylan, per la precisione i versi “The triangle tingles and the trumpet plays slow”, appunto per richiamare, ma in maniera non palese, il nome di Angela.

Testo

E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent’ anni portati così, 

come si porta un maglione sformato su un paio di jeans; 

come si sente la voglia di vivere 

che scoppia un giorno e non spieghi il perchè: 

un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos’è. 

 

Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani, 

giorni a chiedersi tutto cos’ era, vedersi ogni sera; 

ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale, 

ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale 

e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore, 

quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore. 

 

Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova, 

era tanto potere parlarci, giocare a guardarci, 

tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino, 

religione del tirare tardi e aspettare mattino; 

e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella, 

la città addormentata non era mai stata così tanto bella. 

 

Era facile vivere allora ogni ora, 

chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci, 

e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell’ epoca nuova, 

ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova. 

Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo, 

ci sembrava d’ avere trovato la chiave segreta del mondo. 

 

Non fu facile volersi bene, restare assieme 

o pensare d’ avere un domani e stare lontani; 

tutti e due a immaginarsi: “Con chi sarà?” In ogni cosa un pensiero costante, 

un ricordo lucente e durissimo come il diamante 

e a ogni passo lasciare portarci via da un’ emozione non piena, non colta: 

rivedersi era come rinascere ancora una volta. 

 

Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione, 

e il peccato fu creder speciale una storia normale. 

Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo, 

sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo. 

E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa; 

siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa. 

 

Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d’ estate 

con qualcosa di fragile come le storie passate: 

forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè 

ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me…